e i primi usi del frutto
L’area esatta in cui il patrimonio genetico della Coffea arabica ha iniziato la sua espansione non è ancora del tutto certa.
Si può ipotizzare che la pianta fosse presente in forma selvatica nella zona dell’odierna Etiopia settentrionale e forse nella zona geografica della Penisola araba corrispondente allo Yemen, dove diverse fonti collocano anche le prime coltivazioni.
della pianta in Arabia Felix
Prima del Secolo XI d.C. la pianta di caffè rimane unicamente reperibile in alcune regioni etiopi e nelle zone montuose della Penisola Araba sud-occidentale. Se da un lato all’Etiopia va il titolo di culla della pianta, agli arabi va il merito della sua propagazione e della promozione dell’uso della bevanda.
del caffè in Europa
Nella prima metà del Secolo XVI gli ottomani conquistarono ampie zone dell’Arabia Felix ed ereditarono la cultura del caffè portando lo sviluppo della coltivazione su ampia scala. In questo periodo la geografia del territorio yemenita si modificò notevolmente e si ampliarono le superfici dedicate alla coltura del caffè per fronteggiare la crescente domanda. Vengono datate a questo periodo anche le ipotesi sulle prime forme di tostatura del caffè simili a quelle odierne.
La pianta viene introdotta nel continente europeo. I primi esperimenti europei di acclimatare la pianta di Coffea arabica nelle serre dei giardini botanici di Amsterdam e i primi tentativi di trasporto e coltivazione delle piante nelle colonie olandesi di Indonesia e Giava risalgono nel periodo tra il 1615 e il 1670. Le conoscenze riguardanti la pianta del caffè arrivarono in Europa principalmente grazie a viaggiatori e mercanti di ritorno dal Vicino Oriente e dal Levante.
e i conquistatori europei
La Compagnia delle Indie Olandesi Orientali è la grande protagonista della prima parte della storia del caffè in Occidente. Gli olandesi cominciarono a coltivare la pianta con maggiore intensità nelle proprie colonie nella seconda metà del secolo, vista la crescente domanda della bevanda in Europa.
Il forte mercantilismo di questa epoca storica, lo sviluppo delle compagnie commerciali e delle prime borse europee dei mercati, favoriscono lo sfruttamento delle risorse coloniali e il successivo consolidamento della Compagnia delle Indie Orientali Olandesi come maggior fornitore. A metà del Secolo XVIII l’Olanda sarà il primo supplier di caffè in Europa, controllando addirittura il prezzo al peso.
La Compagnia delle Indie Orientali Olandesi scambiò piante di caffè con numerosi altri giardini botanici europei. Alcuni esemplari vennero consegnati al sovrano Luigi XIV nel 1714, dando il via alle sperimentazioni francesi.
L’arrivo dei primi semi della pianta in Brasile, attraverso i mercanti portoghesi. Utilizzando dei semi rubati a Parigi dal colonnello Francisco de Melo Palheta, verso la fine degli anni Venti sorgono in Brasile le prime coltivazioni.
Gli inglesi introducono la coltivazione di caffè in Giamaica, sulle colline di St. Andrew per poi diffondersi nelle Blue Mountains.
Viene descritta per la prima volta la specie Coffea arabica dal botanico svedese Carlo Linneo (1707-1778), che la cataloga per primo nella famiglia delle Rubiacee.
si globalizza
A metà del Secolo XVIII il caffè era già coltivato in cinque continenti. In Asia, la produzione continuava nelle mani delle principali potenze coloniali come Olanda e Inghilterra, mentre le altre potenze cominciavano a muoversi in America Latina.
A mettere fine a questa epoca sarà proprio la graduale abolizione della schiavitù nei primi Stati-nazione. Le politiche di mantenimento dei prezzi alti aprirono opportunità di coltivazione in altre aree: Messico, Hawaii, Colombia, Venezuela, Porto Rico, Guatemala, Nicaragua, Indonesia, Salvador, Vietnam e nell’Africa Centrale Britannica.
La Rivoluzione di Haiti vide l’insurrezione da parte degli schiavi indigeni causata dalle dure condizioni di lavoro a cui erano sottoposti dai coloni francesi e britannici nelle piantagioni di caffè.
La prima apparizione della ruggine del caffè (Hemileia vastatrix) sotto forma di epidemia nel Sud Est Asiatico, con effetti devastanti in diversi Paesi produttori. Da questo momento il focus della ricerca varietale su scala mondiale si sposta in prevalenza verso la resistenza alle malattie. Questo porterà all’introduzione di diverse specie tolleranti, soprattutto la C. canephora (la Robusta), in molti Paesi.
Nel Secolo XIX il caffè era consumato in tutta Europa ma l’offerta di prodotto sul mercato cominciava a scarseggiare. Vi era il bisogno di un’espansione produttiva ulteriore che trovò nel “gigante dormiente” del Brasile il luogo ideale.
e l’evoluzione delle tecniche
di agricoltura
È in questo lasso di tempo che gli agricoltori di tutto il mondo imparano a utilizzare fertilizzanti e fungicidi.
Come conseguenza, si rafforzò il potere e il peso sul mercato dei maggiori produttori, soprattutto il Brasile, controllato dai grandi gruppi commerciali esteri.
al libero mercato
In Africa e non solo la monopolizzazione dell’industria produttiva del caffè a scapito delle popolazioni locali portò a fenomeni di rivolta e violenze che in alcuni Paesi sfociarono in vere e proprie guerre civili, come quella che portò al colpo di stato in Guatemala.
In seguito a questi eventi furono implementate in molti dei Paesi produttori una serie di riforme agrarie che favorirono negli anni a venire la formazione di un considerevole numero di associazioni, consorzi e in generale enti nazionali e transnazionali a rappresentanza di produttori e importatori di caffè in tutto il mondo.
Introducendo un approccio innovativo ai temi della produzione agricola attraverso l’impiego di varietà geneticamente selezionate, fertilizzanti e altri investimenti di capitale in forma di mezzi tecnici, la Rivoluzione Verde ha consentito un incremento significativo delle produzioni agricole in gran parte del mondo tra gli anni Quaranta e Ottanta.
Molte nazioni risposero alla domanda crescente della bevanda (specialmente degli Stati Uniti) abbracciando le promesse tecnologiche della Rivoluzione Verde: espansione della superficie coltivata, introduzione di nuove varietà a resa maggiore, apporto crescente di coadiuvanti chimici, implementazione di nuove pratiche agricole e nuove tecnologie.
Gli anni Novanta furono caratterizzati da una crisi della produzione africana, che venne però compensata da una crescita notevole di alcuni Stati asiatici, primo fra tutti il Vietnam, seguito dall’Indonesia.
della sostenibilità
Evento principale di questi anni fu la crisi del caffè di inizio anni Duemila dovuta all’eccesso di produzione di paesi come Brasile e Vietnam combinati con un’alta resa e costi molto alti. Questa crisi portò a un crollo dei prezzi con conseguenze catastrofiche per molti produttori.
In questo periodo di tempo, la leadership produttiva del Brasile non è terminata mentre è cresciuta notevolmente la produzione interna in Vietnam, portando il Paese del Sud Est Asiatico al secondo posto fra i Paesi produttori ed esportatori.