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Il caffè
non
elaborato

La
definizione

Secondo la metodologia Sapiens, si parla di caffè come prodotto non elaborato quando si fa riferimento al caffè come pianta o come parte di essa, oppure come frutto non essiccato o sottoposto ad altre elaborazioni intermedie.

Sono considerate pre-elaborazioni tutte le fasi che si realizzano con il frutto che non comportano modificazioni fisico-chimiche della composizione del frutto o delle sue parti (trasporti, separazioni, calibrature e selezioni, lavaggi, puliture).

Il frutto della pianta del caffè Il frutto della Coffea attorcigliata attorno al ramo
Il frutto della Coffea visto da vicino

La pianta
del
caffè

La pianta
del
caffè

La Coffea

La Coffea è un arbusto tropicale sempreverde a tronco dritto, appartenente alla famiglia delle Rubiacee, generalmente considerata originaria di alcuni territori nella zona dell’odierna Etiopia. La pianta produce i frutti e i semi del caffè ed è caratterizzata da foglie lucide di forma ovale con la punta acuta, opposte fra loro.

Coffea

La pianta del caffè si chiama “Coffea”, termine utilizzato per la prima volta dallo scienziato svedese Carlo Linneo (1707-1778) nella sua opera Systema Naturae (1735).

Coffea

La pianta del caffè si chiama “Coffea”, termine utilizzato per la prima volta dallo scienziato svedese Carlo Linneo (1707-1778) nella sua opera Systema Naturae (1735).

A seconda della specie e della varietà, la pianta può raggiungere anche 8-12 metri di altezza se lasciata crescere spontaneamente. Le piante coltivate sono invece il risultato di operazioni mirate a incrementare la resa e facilitare la raccolta, modificandone lo sviluppo fisico e quindi anche l’altezza, che nelle piante potate raggiunge i 2-3,5 metri.

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Disegno della pianta della Coffea 1 2

Le specie

Il genere Coffea comprende al suo interno oltre cento specie di piante, tutte autoctone dell’Africa tropicale e di alcune isole dell’Oceano Indiano, come il Madagascar.

Di queste numerose specie di pianta di caffè, quelle più rilevanti dal punto di vista commerciale sono la Coffea arabica, la Coffea canephora e – in misura minore – la Coffea liberica, Coffea eugenioides e Coffea stenophylla.

Definizione di specie

Per “specie” (dal latino species, propr. «aspetto, forma esteriore», derivato di specere «guardare») si intende una categoria di classificazione degli organismi viventi che comprende individui capaci di riprodursi tra loro e di generare prole feconda. Questa categoria di classificazione, in biologia, è definita da: criteri morfologici, di prossimità filogenetica e dalla presenza di meccanismi di isolamento riproduttivo rispetto ad altri gruppi.

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Coffeacanephora

Altra specie di pianta di caffè molto coltivata, nota volgarmente con il termine “Robusta”. È un arbusto che può crescere fino a 12 metri di altezza, con radici poco profonde se paragonato con la arabica. Il frutto è più rotondeggiante e può richiedere fino a 11 mesi per maturare in modo appropriato. Il seme è allungato e normalmente più piccolo di quello di C. arabica. La C. canephora è coltivata nell’Africa centrale e occidentale, in tutto il sud-est asiatico e in misura minore in Brasile, dove è nota con il termine conilon.

Coffeaarabica

Descritta per la prima volta da Linneo nel 1753, si tratta della specie più nota di pianta di caffè, geneticamente diversa dalle altre per vari aspetti, fra cui la presenza di un numero di cromosomi doppio rispetto alla Robusta. Da questa specie derivano gran parte delle più note varietà di caffè — come Typica e Bourbon — a partire dalle quali se ne sono sviluppate molte altre. La C. arabica è solitamente suscettibile a parassiti e malattie, motivo per cui uno degli obiettivi principali dei programmi di miglioramento genetico che la riguardano è ottenere piante resistenti. La C. arabica è coltivata in Centro e Sud America, Africa centrale e orientale, in India e in Indonesia.

Le due specie principali

Di queste numerose specie di pianta di caffè, quelle più rilevanti dal punto di vista commerciale sono la Coffea arabica, la Coffea canephora e – in misura minore – la Coffea liberica, Coffea eugenioides e Coffea stenophylla.

Descritta per la prima volta da Linneo nel 1753, si tratta della specie più nota di pianta di caffè, geneticamente diversa dalle altre per vari aspetti, fra cui la presenza di un numero di cromosomi doppio rispetto alla Robusta. Da questa specie derivano gran parte delle più note varietà di caffè — come Typica e Bourbon — a partire dalle quali se ne sono sviluppate molte altre. La C. arabica è solitamente suscettibile a parassiti e malattie, motivo per cui uno degli obiettivi principali dei programmi di miglioramento genetico che la riguardano è ottenere piante resistenti. La C. arabica è coltivata in Centro e Sud America, Africa centrale e orientale, in India e in Indonesia.

Coffea Canephora
1753
Etiopia sud-occidentale
9 mesi
Dopo periodo delle piogge
Cadono
Profonda
15 - 24 °C
1.500 - 2.000 mm
Suscettibile
Schiacciato
Data di descrizione
della specie
Origine
pianta
Tempo trascorso dal fiore alla maturazione del frutto
Fioritura
Frutti maturi
Radice
Temperatura ottimale
di sviluppo
Regime pluviometrico
annuale
Tolleranza alla ruggine
del caffè
Forma del
chicco abituale
1895
Africa Centrale; Golfo Guinea
10 - 11 mesi
Irregolare
Rimangono attaccati
Poco profonda
24 - 30 °C
1.200 - 3.000 mm
Resistente
Tondeggiante
Coffea Arabica

Le specie secondarie

  • Coffea congensis
  • Coffea abeokutae
  • Coffea klainii
  • Coffea stenophylla
  • Coffea oyemensis
  • Coffea carissoi
  • Coffea salvatrix
  • Coffea humilis
  • Coffea brevipes
  • Coffea togoensis
  • Coffea eugenioides
  • Coffea kivuensis
  • Coffea racemosa
  • Coffea mufindiensis
Piantagioni di Coffea Coltivazioni di caffè in Vietnam

A parte alcune piantagioni spontanee di C. liberica e C. canephora trovate in Costa d’Avorio e nell’Africa Centrale, la maggior parte delle altre specie di caffè è di natura selvatica e cresce nel proprio habitat naturale: i sottoboschi delle foreste tropicali.

Coltivazioni di caffè in Vietnam

Le varietà

Non si può affermare che esista un numero conosciuto di varietà di caffè nel mondo considerando che, secondo le ultime stime, solo in Etiopia ne esistono tra le 6.000 e 10.000. Sebbene vi siano molte varietà di caffè, le più conosciute sono Typica e Bourbon, considerate le prime a essersi sviluppate.

La maggior parte delle varietà che conosciamo nel mondo del caffè sono vere e proprie cultivar, per esempio Bourbon e Typica sono sì delle varietà, ma anche delle cultivar, della specie C. arabica.

Definizione di varietà

Il termine “varietà” (dal latino varietas -atis, derivato di varius «vario») si usa in biologia per indicare ogni singolo individuo o raggruppamento di organismi viventi che si distingua, per alcuni caratteri particolari, dagli altri di una determinata specie (o sottospecie, se presente) biologica.

La rilevanza delle varietà riguarda tutti gli attori della filiera del caffè, consumatore compreso. Varietà diverse, infatti, possono avere caratteristiche organolettiche differenti, influenzando il gusto e l’aroma dell’elaborazione finale. Queste caratteristiche sono a loro volta riconducibili alle condizioni di coltivazione ed elaborazione lungo la filiera. Anche per chi trasforma il caffè è rilevante sapere che a ciascuna varietà possono corrispondere caratteristiche fisico-chimiche differenti e, di conseguenza, diverse tipologie di buone pratiche consigliabili.

Definizione di cultivar

Per “cultivar” —culti [vation of] var [ieties]— si intende qualsiasi varietà di pianta coltivata che riassuma un insieme di specifici caratteri morfologici, fisiologici, agronomici e merceologici tipici della varietà di appartenenza. La cultivar è ottenuta con tecniche di miglioramento genetico, mentre la varietà si è generata spontaneamente dall’accoppiamento di due progenitori.

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Kent Maracaturra Jackson 2/1257 Kona Mundo Novo Miribizi Blue Mountain Pacamara Villa Sarchi Maragogype Catuai Caturra Typica SL28 Yemen Bourbon Catimor Gesha / Geisha Ibrido di Timor Jember / SL795 Arabica (Ethiopian) Robusta Coffea iberica Coffea eugenoides Coffea canephora Rubiaceae

La
coltivazione

La
coltivazione

La coltivazione della pianta del caffè consiste in una serie di operazioni che puntano a ottenere frutti sani per la loro successiva trasformazione.

La pianta del caffè è molto sensibile e inadatta a sopportare condizioni pedoclimatiche (cioè la combinazione delle condizioni del suolo e del clima) estreme, il che rende la sua coltivazione molto onerosa in termini di tempo e lavoro. La caffeicoltura richiede inoltre una serie di requisiti diversi a seconda della realtà produttiva in cui la pianta viene coltivata e della destinazione dei prodotti finali.

Una volta che i frutti sono raccolti dagli alberi, questi vengono elaborati affinché se ne ottenga il caffè verde che sarà poi oggetto di un’ulteriore trasformazione nell’industria di torrefazione.

Fattori
agro-ambientali

Il motivo per cui possiamo considerare un prodotto non elaborato diverso da un altro è determinato dalla combinazione di una serie di fattori agro-ambientali che attraversano tutto il processo di coltivazione, dalla selezione della tipologia di pianta fino a raccolta, trasporto e stoccaggio del frutto. Tutti questi aspetti contribuiscono al risultato finale.

Irrigatori accesi su piante di caffé Paesaggio montano con nuvole
Piantagioni di caffé e paesaggio montano

Agroecosistema

Per agroecosistema si intende un ecosistema contraddistinto dall’intervento umano.

Le strategie di diversificazione agro-ecologica possono portare all’aumento della biodiversità funzionale degli agroecosistemi: un insieme di organismi che svolgono funzioni ecologiche essenziali nel funzionamento dell’agroecosistema. Per queste ragioni, i sistemi di coltivazione del caffè in ombra sono largamente applicati poiché rappresentano un modello di agricoltura integrata e sostenibile.

Schema circolare che spiega il concetto di 'terroir'

Terroir

Il terroir è un’area geografica delimitata in cui una comunità umana genera e accumula un insieme di caratteristiche, conoscenze e pratiche culturali basate su un sistema di interazioni tra fattori biofisici e umani. La combinazione delle tecniche coinvolte nella produzione rivela originalità, che conferisce una tipicità unica e permette il riconoscimento dei prodotti elaborati in questo spazio. [UNESCO]

Nel caso del caffè, le caratteristiche del chicco ottenuto sono difficili ma non impossibili da riprodurre in altri ambienti. La combinazione dei fattori che caratterizzano il terroir può conferire attributi unici e talvolta distinguibili al chicco tostato o alla bevanda.

Fattori
qualitativi: habitat

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Fattori
qualitativi: pratiche

Le principali pratiche di coltivazione che impattano sulla qualità della pianta sono: la presenza di alberi da ombra, le tecniche di potatura, il nutrimento del terreno e la tipologia di raccolta.

Tipologie di
coltivazione

La varietà climatica che caratterizza le aree di produzione del caffè si riflette nelle diverse tecniche di coltivazione, che possono essere classificate in tre macro categorie: convenzionale, tradizionale e sostenibile.

All’interno di ognuna troviamo due principali tipologie di coltivazione: intensiva ed estensiva.

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Coltivazioneintensiva

Si basa sullo sfruttamento di tecnologie moderne per la produzione agricola, come l’uso di prodotti chimici di sintesi: insetticidi, fungicidi, erbicidi, nematocidi e fertilizzanti. Il prodotto ottenuto da questo sistema è chiamato “caffè convenzionale”.

Coltivazioneestensiva

Non segue pratiche di miglioramento della coltivazione particolarmente intense, eccetto la pulitura e la raccolta, e impiega il meno possibile i prodotti agro-chimici. Ricadono nella coltivazione estensiva le piantagioni all’ombra degli alberi da foresta o progettate per permettere la consociazione del caffè ad altre piante da ombra.

I tipi di coltivazione

All’interno di ognuna troviamo due principali tipologie di coltivazione: intensiva ed estensiva. Scopri le due principali coltivazioni facendo scorrere le immagini orizzontalmente.

Non segue pratiche di miglioramento della coltivazione particolarmente intense, eccetto la pulitura e la raccolta, e impiega il meno possibile i prodotti agro-chimici. Ricadono nella coltivazione estensiva le piantagioni all’ombra degli alberi da foresta o progettate per permettere la consociazione del caffè ad altre piante da ombra.

Mani che reggono chicchi di caffè Piantine di Coffea Coltivatori di caffè

Le
malattie

Le
malattie

La prevenzione

Esistono una serie di malattie e parassiti che possono condurre la pianta del caffè a uno stato di sofferenza in toto o nelle singole parti. La “patologia vegetale” (o fitopatologia) è la branca della botanica che si occupa di studiare le malattie provocate sulle piante da altri organismi e le alterazioni dovute all’azione di fattori e agenti di varia natura (climatica, meteorologica, pedologica, nutrizionale).

Ogni malattia è legata a una condizione di transitorietà, il cui esito potrà essere la guarigione, la morte o l’adattamento della pianta a nuove condizioni di vita.

Elimina i parassiti che infestano la foglia di Coffea cancellandoli con il cursore

Title

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Elimina i parassiti che infestano la foglia di Coffea cancellandoli con il cursore

Ciliegie arabica annerite Ciliegie arabica appassita Ciliegia arabica, primo step

Gli studi
sul genoma

Grazie agli studi sulla genetica è possibile ottenere nuove cultivar con tratti vantaggiosi: la resistenza agli insetti, alle malattie, l’aumento della qualità organolettica del prodotto finale o la tolleranza della pianta a stress come la siccità o il gelo.

Consulta lo studio sul genoma realizzato da Lavazza
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La
sostenibilità

La
sostenibilità

Il caffè sostenibile è prodotto secondo standard di sostenibilità di natura ambientale, sociale ed economica.

I processi

Le pratiche di sostenibilità si incentrano su una metodologia di lavoro rispettosa dell’agroecosistema, dell’ambiente circostante e dell’ambiente in generale. La sostenibilità richiede dunque processi ecologici che mantengano la naturale fertilità del terreno, integrandola con l’uso di fertilizzanti e concimi organici.

A partire dagli anni duemila, sono cresciute notevolmente le classificazioni e le iniziative per stimolare il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera del caffè con il concetto di sostenibilità.

I sistemi di certificazione biologica cambiano di Paese in Paese. Gli organismi di controllo cambiano la propria natura pubblica o privata a seconda dello Stato considerato e non sempre vi è equivalenza tra i sistemi considerati biologici (organici o ecologici) al di fuori del contesto europeo. Di seguito alcuni marchi di certificazione biologica in diversi Paesi.

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Chicchi di caffè ammassati e coltivatore

A partire dagli anni duemila, sono cresciute notevolmente le classificazioni e le iniziative per stimolare il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera del caffè con il concetto di sostenibilità.

I sistemi di certificazione biologica cambiano di Paese in Paese. Gli organismi di controllo cambiano la propria natura pubblica o privata a seconda dello Stato considerato e non sempre vi è equivalenza tra i sistemi considerati biologici (organici o ecologici) al di fuori del contesto europeo. Di seguito alcuni marchi di certificazione biologica in diversi Paesi.

Marchi di certificazioni biologica

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  • Certificazione Fairtrade Certificazione Fairtrade
  • Certificazione Rainforest Alliance Certificazione Rainforest Alliance
  • Certificazione Demeter Certificazione Demeter
  • Certificazione Forest Garden Products Certificazione Forest Garden Products
  • Certificazione Smithsonian Bird Friendly Certificazione Smithsonian Bird Friendly

Il caffè biologico

La produzione biologica prevede un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione agroalimentare basato sull’interazione fra le migliori pratiche ambientali, il mantenimento di un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali.
Il prodotto della caffeicoltura ottenuto da questo sistema è il caffè biologico (detto anche organic, orgánico o ecológico).

Controlli

Il caffè può essere chiamato biologico a seguito dei controlli di un ente certificatore, generalmente di parte terza, che verifica l’adempimento a standard ambientali e di processo. La Federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica (IFOAM) è l’organizzazione internazionale di riferimento per gli standard per l’agricoltura biologica.

Controlli

Il caffè può essere chiamato biologico a seguito dei controlli di un ente certificatore, generalmente di parte terza, che verifica l’adempimento a standard ambientali e di processo. La Federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica (IFOAM) è l’organizzazione internazionale di riferimento per gli standard per l’agricoltura biologica.

Controlli

Il caffè può essere chiamato biologico a seguito dei controlli di un ente certificatore, generalmente di parte terza, che verifica l’adempimento a standard ambientali e di processo. La Federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica (IFOAM) è l’organizzazione internazionale di riferimento per gli standard per l’agricoltura biologica.

Il 75% del caffè biologico proviene dall’America Latina: Perù e Messico sono i primi produttori ed esportatori di caffè organico, seguiti da Honduras, Brasile, Colombia, Guatemala e Costa Rica.

Il 75% del caffè biologico proviene dall’America Latina: Perù e Messico sono i primi produttori ed esportatori di caffè organico, seguiti da Honduras, Brasile, Colombia, Guatemala e Costa Rica.

Sacchi di caffè in iuta

Capitoli coinvolti

Cap. 1

Cos'è il "caffè"? La definizione Sapiens

Scopri di più

Cap. 2

Il caffè come prodotto non elaborato: dalla coltivazione alla raccolta

Scopri di più

La
storia

La
storia

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per scoprire la storia
Le origini
La nascita della pianta
e i primi usi del frutto
Una delle teorie più accreditate è quella secondo cui la pianta ha avuto origine fra il 15.000 e il 10.000 a.C.
Disegno pianta di Coffea

L’area esatta in cui il patrimonio genetico della Coffea arabica ha iniziato la sua espansione non è ancora del tutto certa.

Si può ipotizzare che la pianta fosse presente in forma selvatica nella zona dell’odierna Etiopia settentrionale e forse nella zona geografica della Penisola araba corrispondente allo Yemen, dove diverse fonti collocano anche le prime coltivazioni.

Illustrazione raffigurante la raccolta del caffè
Per quanto concerne il consumo antecedente alla diffusione della bevanda, si segnala un uso in terra etiope risalente al Secolo IX d.C. che consisteva nell’elaborazione del frutto crudo, pestato e mescolato con del grasso animale per ottenere una sorta di barretta (o pallina) energetica, che poteva essere a sua volta bollita.
Le prime coltivazioni
della pianta in Arabia Felix
500-1000

Prima del Secolo XI d.C. la pianta di caffè rimane unicamente reperibile in alcune regioni etiopi e nelle zone montuose della Penisola Araba sud-occidentale. Se da un lato all’Etiopia va il titolo di culla della pianta, agli arabi va il merito della sua propagazione e della promozione dell’uso della bevanda.
Cartina storica della penisola Arabica
Gli ottomani e l’ingresso
del caffè in Europa
1500-1550

Nella prima metà del Secolo XVI gli ottomani conquistarono ampie zone dell’Arabia Felix ed ereditarono la cultura del caffè portando lo sviluppo della coltivazione su ampia scala. In questo periodo la geografia del territorio yemenita si modificò notevolmente e si ampliarono le superfici dedicate alla coltura del caffè per fronteggiare la crescente domanda. Vengono datate a questo periodo anche le ipotesi sulle prime forme di tostatura del caffè simili a quelle odierne.
1615-1670

La pianta viene introdotta nel continente europeo. I primi esperimenti europei di acclimatare la pianta di Coffea arabica nelle serre dei giardini botanici di Amsterdam e i primi tentativi di trasporto e coltivazione delle piante nelle colonie olandesi di Indonesia e Giava risalgono nel periodo tra il 1615 e il 1670. Le conoscenze riguardanti la pianta del caffè arrivarono in Europa principalmente grazie a viaggiatori e mercanti di ritorno dal Vicino Oriente e dal Levante.
La Compagnia delle Indie
e i conquistatori europei
1670-1700

La Compagnia delle Indie Olandesi Orientali è la grande protagonista della prima parte della storia del caffè in Occidente. Gli olandesi cominciarono a coltivare la pianta con maggiore intensità nelle proprie colonie nella seconda metà del secolo, vista la crescente domanda della bevanda in Europa.
1700-1750

Il forte mercantilismo di questa epoca storica, lo sviluppo delle compagnie commerciali e delle prime borse europee dei mercati, favoriscono lo sfruttamento delle risorse coloniali e il successivo consolidamento della Compagnia delle Indie Orientali Olandesi come maggior fornitore. A metà del Secolo XVIII l’Olanda sarà il primo supplier di caffè in Europa, controllando addirittura il prezzo al peso.
1711-1724

La Compagnia delle Indie Orientali Olandesi scambiò piante di caffè con numerosi altri giardini botanici europei. Alcuni esemplari vennero consegnati al sovrano Luigi XIV nel 1714, dando il via alle sperimentazioni francesi.
1726

L’arrivo dei primi semi della pianta in Brasile, attraverso i mercanti portoghesi. Utilizzando dei semi rubati a Parigi dal colonnello Francisco de Melo Palheta, verso la fine degli anni Venti sorgono in Brasile le prime coltivazioni.
1730

Gli inglesi introducono la coltivazione di caffè in Giamaica, sulle colline di St. Andrew per poi diffondersi nelle Blue Mountains.
1753

Viene descritta per la prima volta la specie Coffea arabica dal botanico svedese Carlo Linneo (1707-1778), che la cataloga per primo nella famiglia delle Rubiacee.
La coltivazione
si globalizza
1750

A metà del Secolo XVIII il caffè era già coltivato in cinque continenti. In Asia, la produzione continuava nelle mani delle principali potenze coloniali come Olanda e Inghilterra, mentre le altre potenze cominciavano a muoversi in America Latina.
Lavoratori del caffè in piantagioni coloniali

A mettere fine a questa epoca sarà proprio la graduale abolizione della schiavitù nei primi Stati-nazione. Le politiche di mantenimento dei prezzi alti aprirono opportunità di coltivazione in altre aree: Messico, Hawaii, Colombia, Venezuela, Porto Rico, Guatemala, Nicaragua, Indonesia, Salvador, Vietnam e nell’Africa Centrale Britannica.

Lavoratori del caffè in piantagioni coloniali
1791-1804

La Rivoluzione di Haiti vide l’insurrezione da parte degli schiavi indigeni causata dalle dure condizioni di lavoro a cui erano sottoposti dai coloni francesi e britannici nelle piantagioni di caffè.
1869-70

La prima apparizione della ruggine del caffè (Hemileia vastatrix) sotto forma di epidemia nel Sud Est Asiatico, con effetti devastanti in diversi Paesi produttori. Da questo momento il focus della ricerca varietale su scala mondiale si sposta in prevalenza verso la resistenza alle malattie. Questo porterà all’introduzione di diverse specie tolleranti, soprattutto la C. canephora (la Robusta), in molti Paesi.
1800-1850

Nel Secolo XIX il caffè era consumato in tutta Europa ma l’offerta di prodotto sul mercato cominciava a scarseggiare. Vi era il bisogno di un’espansione produttiva ulteriore che trovò nel “gigante dormiente” del Brasile il luogo ideale.
La seconda rivoluzione agricola
e l’evoluzione delle tecniche
di agricoltura
Le nuove tecnologie influenzano enormemente le tecniche di agricoltura.
È in questo lasso di tempo che gli agricoltori di tutto il mondo imparano a utilizzare fertilizzanti e fungicidi.
Francobollo con immagine di sacchi di caffè e pianta Coffea
Il Mondo Occidentale è reso instabile dai due grandi conflitti bellici e dagli anni immediatamente successivi. Le politiche autarchiche e il conseguente consumo di surrogati di caffè in molte parti d’Europa minarono le strategie dei Paesi produttori anche nel dopoguerra, portando alla necessità di stipulare i primi accordi internazionali.
Lo sviluppo del motore a combustione interna stimolò la produzione di macchine agricole sempre più moderne e funzionali, soprattutto nelle coltivazioni intensive.
Come conseguenza, si rafforzò il potere e il peso sul mercato dei maggiori produttori, soprattutto il Brasile, controllato dai grandi gruppi commerciali esteri.
Dalla Rivoluzione Verde
al libero mercato
La Seconda Guerra Mondiale ebbe conseguenze notevoli anche nel mondo della coltivazione del caffè.
Chicchi di caffè, chicchi in un sacco di iuta
1954

In Africa e non solo la monopolizzazione dell’industria produttiva del caffè a scapito delle popolazioni locali portò a fenomeni di rivolta e violenze che in alcuni Paesi sfociarono in vere e proprie guerre civili, come quella che portò al colpo di stato in Guatemala.

In seguito a questi eventi furono implementate in molti dei Paesi produttori una serie di riforme agrarie che favorirono negli anni a venire la formazione di un considerevole numero di associazioni, consorzi e in generale enti nazionali e transnazionali a rappresentanza di produttori e importatori di caffè in tutto il mondo.

1940-80 / La Rivoluzione Verde

Introducendo un approccio innovativo ai temi della produzione agricola attraverso l’impiego di varietà geneticamente selezionate, fertilizzanti e altri investimenti di capitale in forma di mezzi tecnici, la Rivoluzione Verde ha consentito un incremento significativo delle produzioni agricole in gran parte del mondo tra gli anni Quaranta e Ottanta.

Molte nazioni risposero alla domanda crescente della bevanda (specialmente degli Stati Uniti) abbracciando le promesse tecnologiche della Rivoluzione Verde: espansione della superficie coltivata, introduzione di nuove varietà a resa maggiore, apporto crescente di coadiuvanti chimici, implementazione di nuove pratiche agricole e nuove tecnologie.

'90

Gli anni Novanta furono caratterizzati da una crisi della produzione africana, che venne però compensata da una crescita notevole di alcuni Stati asiatici, primo fra tutti il Vietnam, seguito dall’Indonesia.
La pianta del caffè nell’era
della sostenibilità
Tra fine anni Novanta e gli anni Duemila il caffè è coltivato su una superficie di oltre 10 milioni di ettari in tutto il mondo, in regioni le cui economie locali spesso dipendono da questa coltura.

Evento principale di questi anni fu la crisi del caffè di inizio anni Duemila dovuta all’eccesso di produzione di paesi come Brasile e Vietnam combinati con un’alta resa e costi molto alti. Questa crisi portò a un crollo dei prezzi con conseguenze catastrofiche per molti produttori.

In questo periodo di tempo, la leadership produttiva del Brasile non è terminata mentre è cresciuta notevolmente la produzione interna in Vietnam, portando il Paese del Sud Est Asiatico al secondo posto fra i Paesi produttori ed esportatori.

Contestualizzare storicamente gli ultimi anni è particolarmente complicato perché non vi è la distanza temporale necessaria per valutare quali dei progressi raggiunti siano effettivamente significativi.
Capitoli coinvolti
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Cap. 1

Cos'è il "caffè"? La definizione Sapiens

Scopri di più

Cap. 2

Il caffè come prodotto non elaborato: dalla coltivazione alla raccolta

Scopri di più